L’ansia viene di solito definita come un’emozione spiacevole associata ad un senso generale di pericolo, la sensazione che qualcosa di brutto possa accadere.
Nella paura il pericolo è solitamente più specifico. La maggior parte di noi ha provato almeno una volta ansia o paura a causa di una situazione particolare.Forse in quel momento ci siamo “congelati” e ci siamo sentiti confusi e incapaci di agire.
Sia che ne siamo stati consapevoli o meno, le nostre pupille potrebbero essersi dilatate, la bocca è diventata secca e una lieve scarica di adrenalina ci ha scosso.Scampato il pericolo, potremmo aver notato un’accelerazione del battito cardiaco o un aumento della sudorazione.
Tutto questo per dire che l’esperienza dell’ansia non è solo emotiva (paura, nervosismo, irritabilità), ma ha anche componenti cognitive (ipervigilanza, ruminazione, scarsa concentrazione), comportamentali (evitamento, congelamento, risposta attacco/fuga) e fisiche (tensione muscolare, palpitazioni, bocca secca).
A questo punto la domanda sorge spontanea: se paura e ansia sono risposte evoluzionistiche normali a minacce o situazioni di pericolo, su quali basi decidiamo chi soffre di un disturbo d’ansia?